Benvenuti a 'Diario di bordo', la newsletter che naviga tra le onde della politica, dell'attualità e del nostro tempo, senza timore di affrontare le correnti contrarie. Io sono Giulio Cavalli e oggi vi porto una voce che risuona forte e chiara, una voce che ha il coraggio di dire ciò che molti preferirebbero tacere.
Michael Moore. Lo conoscete? Probabilmente sì. Un regista, un attivista, uno scrittore. Quello di Fahrenheit 9/11, di Bowling for Columbine, il volto scomodo dell’America che non si piega, che si sporca le mani per denunciare il marcio e cerca di rendere giustizia a chi una voce non ce l’ha. È uno di quei personaggi che, piaccia o meno, lascia il segno. Lo fa con i suoi documentari e, oggi, lo fa con una lettera aperta al presidente degli Stati Uniti, Joe Biden. Una lettera che ha il sapore amaro di una supplica e la forza di una denuncia.
E allora ascoltiamola insieme, questa lettera. Perché, nelle parole di Moore, c’è un pezzo di verità che brucia anche su questa sponda de…
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