Viktoriia Roshchyna non è morta: è stata cancellata
Torturata, ridotta a 30 chili, privata degli organi chiave per raccontare: il corpo di Viktoriia Roshchyna restituito come un messaggio di Stato. E poi la consueta rassegna stampa.
Per raccontare il dolore bisogna credergli. Credergli fino in fondo, anche quando offende il pudore, anche quando rompe la misura della narrazione. Viktoriia Roshchyna, giornalista ucraina di 28 anni, non è morta per caso, non è morta per errore. È stata uccisa in cattività russa dopo mesi di torture documentate, denutrizione estrema, isolamento. Il suo corpo è tornato in Ucraina etichettato come “maschio non identificato” e privo di occhi, cervello, laringe, trachea. Gli organi della parola, della memoria e dello sguardo: tutto ciò che serviva per testimoniare.
Roshchyna aveva una sola idea: esserci. Nei territori occupati, tra i crateri delle bombe, accanto alle famiglie deportate. Era convinta che il giornalismo fosse presenza, dedizione, rischio. In Ucraina l’avevano già arrestata nel marzo 2022. Dieci giorni in prigione, un video di propaganda forzato, la minaccia costante. Non bastò a fermarla. Nell’estate del 2023 ripartì, per indagare sulle camere di tortura, le pressioni ai di…
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