Valditara e i temerari di governo
Forse conviene spiegare perché una querela diventa un'intimidazione
Uso l’ultimo numero di Diario di bordo alla questione del ministro Valditara che in un solo giorno ha deciso di dedicare le sue attenzioni giudiziarie a me e allo scrittore Nicola Lagioia. Poi torniamo ad altro, perché questa newsletter, con i suoi abbonati e con i suoi sostenitori, ha da fare cose più serie, costruir su macerie o mantenersi viva.
Non è stata una strategia furba quella di citare contemporaneamente un giornalista e uno scrittore. Se il ministro e i suoi avvocati avessero avuto la pazienza di diluire le richieste di risarcimento per una presunta diffamazione probabilmente il fatto sarebbe passato più in sordina, non avrebbe compattato i partiti di opposizione in una presa di posizione pubblica e non avrebbe spinto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a intervenire.
Mi pare però che nel dibattito pubblico manchino alcuni argomenti non trascurabili. Il ministro Valditara tramite il suo legale - che qui saluto - ha ribadito che «la libertà di critica e di opinione in Italia è sacrosanta», ma che «non lo è la libertà di insultare e offendere». I suoi sostenitori scrivono sui social che «Valditara ha il diritto di difendersi come ogni libero cittadino».
No, un ministro non è «un libero cittadino», spiace dirlo. Un ministro rappresenta il potere esecutivo, è un’apicale figura politica, è per definizione soggetto alle critiche, alle ironie, agli scufrugliamenti e ai giudizi del popolo che si ritrova temporaneamente a governare. Il diritto di critica, di dissenso, di contestazione è la base di ogni democrazia matura. L’immaturità del governo Meloni sta nel definirsi censurata quando riceve delle critiche, nel lamento continuo di «non si può dire niente» e nell’intimazione giudiziaria come arma contro le critiche.
Intimidazione giudiziaria? Non sarà troppo? No, mi spiego. Come spiegavo nel numero di Diario di bordo di ieri la citazione per danni del ministro Valditara arriva dopo una sequela di avvertimenti, denunce penali e lettere di membri del governo e del partito di maggioranza, Fratelli d’Italia. Sarà che il giornalismo in Italia attraversa un momento disgraziato ma l’evidente persecuzione organizzata nei confronti di un giornalista in particolare all’interno di una redazione produce come primo risultato un’istintiva forma di autotutela: se Valditara (per dirne uno) pesa con il bilancino ogni aggettivo di Giulio Cavalli su di lui allora forse conviene fare scrivere di Valditara a qualche altro membro della redazione.
È un’autocensura? Tecnicamente sì. C’è il controllo di una testata giornalistica su sé stessa, limitando volontariamente l'espressione dei propri pensieri, sentimenti o informazioni senza bisogno di ulteriori pressioni esterne. Anche perché a un giornale le querele costano. Costano in avvocati anche quando sono infondate, costano nel tempo speso per raccogliere il materiale per apparecchiare la difesa, costano in termini di serenità. Capito come funziona?
Sono le cosiddette SLAPP (Strategic Lawsuits Against Public Participation), note in italiano come "querele temerarie" o "cause bavaglio": azioni legali strategiche utilizzate per intimidire e silenziare chi esprime critiche su temi di interesse pubblico, come giornalisti, attivisti e difensori dei diritti umani. Queste pratiche sono considerate una seria minaccia alla libertà di espressione e al diritto all'informazione, scoraggiando la partecipazione democratica.
Valditara e agli altri che stanno provando a trascinarmi in tribunale dicono di volere ripristinare l’onore perduto ma hanno già ottenuto il risultato di sensibilizzare chi è responsabile dei miei articoli. Ora vi faccio notare un aspetto scomodo senza nessun intento accusatorio. Scorrete i miei articoli degli ultimi mesi (mesi!) su La Notizia, li trovate qui. Sono rari quelli di politica interna e quando ci sono si basano su dati inconfutabili o sull’amplificazione di idee sostenute da altri. È chiaro il gioco?
Nel 2023, l'Italia ha registrato il maggior numero di querele temerarie in Europa, con 26 casi su un totale di 166 rilevati nel continente. Al secondo posto si trova la Romania con 15 casi, seguita da Serbia e Turchia, entrambe con 10. Per contrastare questo fenomeno, sono state intraprese diverse iniziative a livello europeo. Il Parlamento Europeo ha approvato una direttiva anti-SLAPP che mira a proteggere giornalisti e attivisti da procedimenti giudiziari abusivi. Le nuove norme prevedono l'archiviazione anticipata delle cause infondate, la possibilità di imputare al ricorrente le spese processuali e il risarcimento dei danni subiti dalle vittime. Inoltre, gli Stati membri dovranno istituire centri informativi per fornire supporto legale, finanziario e psicologico alle vittime di SLAPP.
Se domani mi citasse in giudizio Pinco Pallino avrei la responsabilità di difendermi in tribunale, di sostenere le mie opinioni, senza nessun riflesso sulla mia attività professionale. Mi occupo di potere, non di Pinco Pallino, e il mio lavoro consiste nel pungolare il potere (transitorio, eh) e nel valutare il suo rispetto delle leggi e della Costituzione.
Il punto è che i governanti di questo tempo sono deboli, debolissimi. Esprimono la loro fragilità nella continua ricerca di nemici (ne ho scritto stamattina qui) e nell’opporsi all’opposizione come priorità del loro governare. Io sono assolutamente convinto che questo governo - non solo Valditara - abbiano proposto o compiuto provvedimenti che malcelano una xenofobia di fondo. Lo scrivono nero su bianco La Commissione europea contro il razzismo e l'intolleranza (ECRI), un rapporto della Nazioni Unite del mese scorso, il Comitato per la prevenzione della tortura del Consiglio d'Europa, il rapporto di agosto 2023 del Comitato delle Nazioni Unite per l'Eliminazione della Discriminazione Razziale (CERD), e il rapporto annuale di Amnesty International 2023-2024. Lo scriverò e lo ripeterò in qualsiasi consesso possibile. E difenderà questa mia convinzione con forza.
Ho passato anni della mia vita a difendermi da minacce ben più gravi e pericolose che condizionano la mia vita e quella delle persone a me vicino. Le querele temerarie funzionano quando costringono ad essere timorosi. Per me non è quel momento.
Un piccolo appunto. Ieri parlando con un deputato mi faceva notare come nonostante io scriva per un giornale non certo di primo piano l’attenzione della politica fosse così alta nei miei confronti. Notava che, tra le altre cose, nonostante l’eco della vicenda non avessi avuto spazio su giornali e televisioni. Stamattina Fabio Chiusi notava un altro curioso particolare:
Capite l’aria?
A domani con argomenti più interessanti.