Diario di bordo - di Giulio Cavalli

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Un giornalista nella chat della guerra
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Un giornalista nella chat della guerra

Il caso Chatgate: quando la sicurezza nazionale viaggia su Signal. E la consueta rassegna stampa

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Giulio Cavalli
mar 27, 2025
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Nel pomeriggio del 15 marzo 2025, il giornalista Jeffrey Goldberg, direttore di The Atlantic, si è ritrovato suo malgrado dentro uno dei più gravi incidenti di sicurezza nazionale dell’amministrazione Trump. Mentre si trovava seduto in auto nel parcheggio di un supermercato di Washington, è stato incluso per errore in una chat di gruppo sull’app Signal insieme ai massimi vertici della sicurezza americana. L’oggetto della conversazione era l’imminente attacco militare statunitense contro obiettivi Houthi in Yemen. Goldberg ha documentato l’episodio in un articolo pubblicato il 24 marzo, corredato da screenshot e da una trascrizione integrale dei messaggi.

Nella chat erano presenti il segretario alla Difesa Pete Hegseth, il consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz, il direttore della CIA John Ratcliffe, la direttrice dell’intelligence Tulsi Gabbard, il segretario di Stato Marco Rubio, il vicepresidente JD Vance e altri funzionari. Alle 11:44 del mattino, Hegseth scrive: "Weather is FAVORABLE. Just CONFIRMED w Centcom we are a GO for mission launch". Seguono aggiornamenti dettagliati sul decollo di caccia F-18 e droni MQ-9 Reaper, sull’impiego di missili Tomahawk e sull’identificazione dei bersagli. Alle 15:36, viene annunciato il lancio dei primi missili dal mare.

La reazione dell’amministrazione e la minimizzazione

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Secondo gli standard della sicurezza nazionale, quelle comunicazioni contengono informazioni altamente riservate. "Questa informazione era chiaramente parte della sequenza operativa di un attacco in corso. È altamente classificata e protetta", ha dichiarato Mick Mulroy, ex funzionario del Pentagono e veterano della CIA, al Washington Post. Ma l’amministrazione ha reagito negando tutto. Trump ha parlato di “una caccia alle streghe” e di un complotto mediatico orchestrato da "un giornalista disonesto". In una dichiarazione resa dallo Studio Ovale, ha detto: "Non è successo nulla di male, l’attacco è stato un successo".

Anche Hegseth ha cercato di minimizzare: "Nessuna unità, nessuna posizione, nessun percorso, nessuna fonte, nessun metodo, nessuna informazione classificata". Tuttavia, nella trascrizione pubblicata da The Atlantic, si legge chiaramente: "Strike Drones on Target. THIS IS WHEN THE FIRST BOMBS WILL DEFINITELY DROP". Il messaggio è stato inviato due ore prima dell’inizio dell’operazione.

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