Trump chiude gli occhi, Putin si prende i bambini: cancellato il dossier sulle deportazioni
L’ultimo ostacolo all’impunità russa sparisce nel silenzio dell’amministrazione Usa. E poi c'è la rassegna stampa mattutina
Cancellare un archivio non cancella il crimine, ma lo rende impunito. L’amministrazione Trump ha deciso di interrompere il programma che monitorava il rapimento e la deportazione forzata di bambini ucraini in Russia, bloccando un database che conteneva prove cruciali per i processi internazionali sui crimini di guerra russi. Un atto che non è solo un taglio di bilancio, ma una decisione politica con conseguenze devastanti: impedire l’accesso alle informazioni necessarie per rintracciare i minori e sottrarre un’arma legale a chi dovrebbe assicurare i responsabili alla giustizia.
Il Conflict Observatory, gestito dall’Humanitarian Research Lab dell’Università di Yale, era stato finanziato dal Dipartimento di Stato americano per documentare i crimini di guerra russi in Ucraina. Tra le sue attività, il tracciamento di almeno 35.000 bambini deportati, identificati con dati biometrici e immagini satellitari. Un lavoro che ha fornito elementi chiave per l’incriminazione di Vladimir Putin da parte della Corte penale internazionale per la deportazione illegale di minori. Ora, tutto questo è stato azzerato.
Un database scomodo
A firmare l’eliminazione del programma è stato Peter Marocco, funzionario nominato da Trump, che ha ordinato la cancellazione di migliaia di contratti del Dipartimento di Stato, tra cui quello che finanziava il Conflict Observatory. L’operazione è avvenuta in silenzio, senza un annuncio pubblico, e con una rapidità che ha lasciato gli esperti senza alternative: i ricercatori di Yale sono stati informati solo dopo la chiusura, quando era già troppo tardi per salvare i dati.
La paura più grande è che il database sia stato cancellato definitivamente. I parlamentari statunitensi che hanno sollevato il caso parlano di “devastanti conseguenze” se le informazioni sui minori scomparsi
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