Trapani muore in attesa
40mila visite mediche bloccate, 200 diagnosi oncologiche tardive: chi paga il conto? E poi la consueta rassegna stampa
A Trapani la sanità non è solo un servizio pubblico, è una roulette russa. Il tempo qui è un fattore letale: si allunga, si spezza, si dissolve nei meandri della burocrazia, lasciando dietro di sé diagnosi tardive e pazienti traditi dallo Stato. Quando un referto impiega otto mesi per arrivare, non è un disservizio: è una sentenza. E non è un caso isolato. Trapani è solo la punta dell’iceberg di una sanità nazionale che ha imparato a sopravvivere con organici ridotti all’osso, reparti chiusi, concorsi deserti e un continuo rimpallo di responsabilità.
Numeri di un disastro
Oltre 3.300 referti medici mai consegnati. Più di 200 pazienti con diagnosi oncologiche rilevate ma non comunicate. Decine di storie che raccontano la stessa tragedia: chi ha aspettato troppo, chi ha scoperto il proprio tumore troppo tardi, chi non ce l'ha fatta. L’emblema di questo sfacelo ha il volto di una donna di Mazara del Vallo, operata a dicembre 2023, che ha ricevuto il referto del suo esame istologico otto mesi dopo. Otto mesi in cui il suo tumore si è diffuso senza ostacoli, fino al quarto stadio. Otto mesi di chiamate senza risposta, di visite rimandate, di burocrazia cieca e sorda. Otto mesi che raccontano con precisione chirurgica il fallimento di un intero sistema.
Un sistema in frantumi
Questa non è una svista. È un sistema che si disintegra, pezzo dopo pezzo. Mentre il Ministero della Salute avvia un’ispezione e la Regione Sicilia balbetta spiegazioni, emerge un quadro ancora più devastante:
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