Spotify, i droni e il suono della guerra: quando l’algoritmo finanzia la distruzione
La ricchezza generata dalla musica è diventata carburante per la guerra: la ribellione degli artisti svela la crepa morale di un’intera industria
La notizia è rimbalzata come una distorsione fuori scala su un impianto hi-fi: Daniel Ek, fondatore e CEO di Spotify, ha guidato un investimento da 600 milioni di euro in Helsing, azienda europea specializzata in intelligenza artificiale per la difesa militare. Non è una partecipazione occasionale: Ek è oggi presidente del consiglio di amministrazione della società. Helsing sviluppa software per droni autonomi e sistemi di combattimento usati già in Ucraina. E i soldi? Provengono, in ultima istanza, dall’industria musicale. Dai milioni di abbonamenti, dai miliardi di stream, dal lavoro — spesso sottopagato — degli artisti che riempiono le playlist.
Spotify, insomma, non è solo una piattaforma. È l’infrastruttura che ha trasformato l’ascolto in comportamento tracciabile e monetizzabile, la musica in asset finanziario. E oggi, quei ricavi diventano capitale per “difendere l’Europa”, secondo le parole di Ek. Difenderla con i droni.
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