Scommettere sulla rovina
Il ritorno della pubblicità delle scommesse: quando il business vince sulla salute pubblica
C'è un'idea malsana che serpeggia nei palazzi del potere: che si possa far passare per modernità qualsiasi decisione che assecondi gli interessi economici di pochi a discapito di molti. La pubblicità delle scommesse sportive torna in Italia, e non come una conseguenza inevitabile di una regolamentazione sbagliata, ma come una scelta consapevole. Con il voto favorevole della Commissione Cultura del Senato, la destra ha deciso che il divieto imposto nel 2018 dal Decreto Dignità era un freno inaccettabile agli affari del calcio e delle piattaforme di gioco d'azzardo.
Il pretesto è sempre lo stesso: il divieto non ha funzionato. Come se l’inefficacia fosse colpa del principio e non dell’assenza di controlli. In realtà, il divieto è stato aggirato con ogni mezzo possibile. Il trucco più evidente sono quei siti di informazione sportiva che portano il nome di marchi di scommesse, come pokerstarsnews.it o betsson.sport, veri e propri cavalli di Troia pubblicitari. Poi ci sono le sponsorizzazioni indirette, gli “spazi quote” durante le partite
Continua a leggere con una prova gratuita di 7 giorni
Iscriviti a Diario di bordo - di Giulio Cavalli per continuare a leggere questo post e ottenere 7 giorni di accesso gratuito agli archivi completi dei post.