Tutte le ombre di Edi Rama
Dalla corruzione sistemica ai legami con i clan: tutte le contraddizioni del premier albanese rieletto per la quarta volta. E poi la consueta rassegna stampa.
Quattro mandati consecutivi, un potere che si estende su quasi il 90% delle municipalità, un’opposizione sbriciolata e sotto inchiesta. Edi Rama è l’uomo più longevo al governo dell’Albania democratica. E anche il più ingombrante. Perché se da Bruxelles si applaude il riformatore europeista, le cronache parlano di uno Stato catturato, di una democrazia inceppata e di un sistema che si blinda dietro un’immagine internazionale costruita con cura, mentre all’interno serra le istituzioni, manipola la giustizia e flirta con la criminalità organizzata.
Una democrazia sotto tutela
L’Albania è un Paese dove il pluralismo istituzionale è stato gradualmente soffocato. La rielezione di Rama non è la conseguenza di un consenso limpido, ma l’effetto di un assetto di potere che si è espanso negli anni fino a occupare quasi ogni spazio: nel 2025 il Partito Socialista controlla oltre il 90% dei comuni. Gli scandali non hanno minato la sua stabilità, al contrario sembrano consolidarla, grazie alla debolezza di un’opposizione screditata e al cinismo di una diplomazia occidentale che vede in Rama un argine utile al caos nei Balcani.
Ma le accuse, raccolte da inchieste internazionali e documenti ufficiali, parlano di una corruzione sistemica che attraversa tutte le strutture dello Stato. Il caso più emblematico è quello degli inceneritori: 430 milioni di euro per impianti mai costruiti, società fantasma, contratti gonfiati giustificati da emergenze ambientali inventate. I soldi sono finiti nelle tasche di
Continua a leggere con una prova gratuita di 7 giorni
Iscriviti a Diario di bordo - di Giulio Cavalli per continuare a leggere questo post e ottenere 7 giorni di accesso gratuito agli archivi completi dei post.