Ne moriranno molti per apparecchiare la Coppa del mondo nel 2034 in Arabia Saudita
Il costo umano dell’ossessione per la grandezza
L’assegnazione della Coppa del mondo di calcio del 2034 all'Arabia Saudita è l'ennesimo trionfo di un sistema sportivo che si finge globalizzato, ma che in realtà affonda le sue radici in una scala gerarchica implacabile, dove i più deboli pagano il prezzo più alto. Mentre i riflettori si accenderanno sui sontuosi stadi, lussuosi e luccicanti, migliaia di vite si spegneranno nelle ombre delle loro fondamenta.
Secondo un'inchiesta pubblicata dal The Guardian, le condizioni dei lavoratori migranti impiegati nella costruzione delle infrastrutture per il mondiale rappresentano una catastrofe umanitaria. L'Arabia Saudita, già sotto accusa per il suo sistema di lavoro kafala, che lega i lavoratori ai loro datori di lavoro in un regime di semi-schiavitù, ha visto un incremento delle denunce di abusi e sfruttamento.
Numeri che parlano di tragedie
Le cifre sono agghiaccianti: dal 2020 a oggi, decine di migliaia di lavoratori migranti provenienti da Paesi come Bangladesh, Nepal…
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