Mi vorrebbero educare a suon di querele
Oggi mi è arrivata la citazione del ministro Valditara. Ma è solo l'ultima di una serie
Ieri sera mi è arrivata la richiesta di risarcimento danni per "diffamazione a mezzo stampa” del ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara che rivendica di avere “orientato l’azione del dicastero presieduto al rafforzamento del ruolo della scuola, quale primo pilastro della formazione delle giovani generazioni, alla responsabilità sociale, con al centro lo studente e la cultura del rispetto della persona, dei diritti di ciascuno e dei meriti individuali durante il percorso scolastico, scevri da valutazioni di carattere soggettivo quali, tra tutte, la fede religiosa”.
L’articolo contestato è questo, scritto per La Notizia - quotidiano per cui lavoro - il 15 aprile di quest’anno. In particolare il ministro non gradisce la mia opinione espressa nel paragrafo finale:
A giugno di quest’anno Articolo 21, l’associazione che si batte per la libertà della stampa, ha pubblicato su X un post in cui assicura di essere presente in tribunale per l’ennesima querela che ho ricevuto che definiscono bavaglio.
Qualche giorno prima anche Vittorio Di Trapani, segretario della Federazione nazionale della stampa, sindacato dei giornalisti, aveva pubblicato parlato di querele bavaglio.
Fino ad oggi non ne ho scritto e non ne ho parlato, tranne che in una riunione di Articolo 21 (ne ha scritto Graziella Di Mambro qui) perché avevo voglia di riordinare le idee. Non bisogno, proprio voglia. Provo disagio quando rischio di fare la parte della vittima. Deve essere - ne dovrei parlare con un analista - l’eredità di anni in cui la mia identità pubblicata era corroborata dalle minacce mafiose subite e dal conseguente programma di protezione che mi ha compresso in un ruolo che non mi è mai piaciuto, non mi appartiene, mi fa ammalare. Soprattutto non sopporto questa moda di dover diventare per forza testimonianza per poter essere spendibile. Giornali affamati di testimonianze, editori che vogliono testimoni spendibili più dei buoni libri, televisioni che vogliono ospiti già impacchettati per essere testimonianza del tema del giorno.
Negli ultimi mesi si è considerevolmente alzata l’attenzione di membri di partiti di maggioranza e di governo. A un giornalista fa piacere essere letto, ancora di più dal potere. Il capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia Tommaso Foti ha voluto inviare una precisazione a un mio articolo che è poi diventato un dibattito, con botta e risposta (lo trovate qui). Poco dopo è stato il turno del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giovanbattista Fazzolari, sempre Fratelli d’Italia, che ha minacciato querela per un articolo (qui) che riportava per intero anche la sua smentita. Mi ha stupito una minaccia di querela su un pezzo che riporta atti, uno dietro l’altro. Ma tant’è. Alla fine il direttore de La Notizia ha trovato un accordo. A posto così.
Ancora: il viceministro Galeazzo Bignami ha querelato per un mio pezzo che sottolinea come Meloni e Salvini vedano oggi antisemitismo dappertutto nonostante alcuni loro membri abbiano avuto discutibili posizioni antisemite fino a qualche mese fa (lo potete leggere qui). Nel pezzo Bignami è citato di passaggio con questa frase: “Vale la pena ricordare per l’ennesima volta il sottosegretario Galeazzo Bignami che nel 2005 veniva immortalato in una foto travestito da nazista. Nient’altro. Bignami travestito da nazista restituisce un un motore di ricerca migliaia di risultati. Nulla. Mediazione fallita. Ora siamo in attesa delle decisioni del Tribunale.
Non è tutto. Per una #LaSveglia scrivo un editoriale sulle parole del ministro all’Istruzione Giuseppe Valditara. Lui invia lettera tramite il suo avvocato annunciando querela. Io non mi trattengo e rispondo alla sua precisazione precisando. È il mio lavoro, del resto. Trovate tutto qui. Che succede, arriva la querela? Sì e no. La querela che mi viene consegnata firmata dall’avvocato del ministro Valditara si riferisce a un altro articolo (questo) su cui non era mai stata chiesta nemmeno una rettifica.
Ora la richiesta di risarcimento.
Lascio che siano gli altri a commentare.
A domani.