(Diario di bordo oggi arriva in ritardo, preso tra avvocati e interviste. NE ho approfittato per aspettare la sentenza del presidente della corte penale di Vaucluse. Una sentenza che fa storia)
La storia di Gisèle Pelicot è francese ma ha tutti i connotati per essere universale perché ha squarciato il velo sul lato più oscuro di una società che si illude di riconoscere il male solo quando si presenta con volti grotteschi e atteggiamenti devianti. Dominique Pelicot, suo marito, non era un uomo che la cronaca avrebbe scelto come protagonista di un orrore così metodico: settantadue anni, padre e nonno affettuoso, eppure capace di trasformare la propria casa in una scenografia di abusi che ha coinvolto decine di uomini. Ora, con una condanna a vent’anni per stupro aggravato, Pelicot non è più solo il marito di Gisèle: è il simbolo di una cultura che tollera la violenza dietro porte chiuse.
Tra il 2011 e il 2020, Dominique Pelicot ha drogato Gisèle con il Temesta, un farmaco per l’ansia somm…
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