La Costituzione contro i corpi
In Ungheria la democrazia si piega all’omofobia di Stato. E poi la consueta rassegna stampa
In Ungheria, dove la democrazia è diventata un orpello da ostentare nei discorsi e da disinnescare nei fatti, il governo guidato da Viktor Orbán si prepara ad approvare un emendamento costituzionale che vieta le manifestazioni pubbliche delle persone LGBTQ+. Non una legge amministrativa, non un regolamento, ma un’alterazione della carta fondamentale dello Stato per proibire la visibilità dei corpi non conformi, delle identità non allineate, dei desideri non autorizzati. Il pretesto, come da manuale, è la “protezione dei bambini”. Ma il testo dell’emendamento non lascia spazio ai dubbi: si riconoscono “solo due sessi”, si autorizza l’uso della tecnologia di riconoscimento facciale per identificare e multare chi partecipa ai Pride, si introduce la possibilità di sospendere per dieci anni la cittadinanza ungherese ai doppi cittadini che rappresenterebbero una “minaccia” alla sicurezza o alla sovranità del Paese. Il tutto confezionato con una retorica paranoica che evoca eserciti ombra, giudici venduti, giornalisti traditori e ONG pilotate dall’estero.
La paura come strumento costituzionale
Non è una legge, è un messaggio inciso nella pietra. È la consacrazione costituzionale di una crociata ideologica che da anni trova nel nemico interno – la comunità LGBTQ+ – un comodo catalizzatore dell’autoritarismo. Non importa che le persone LGBTQ+ rappresentino una minoranza esigua, né che non esista alcuna evidenza di un pericolo reale. Importa solo che siano visibili, che camminino per le strade, che abbiano parole e affetti che incrinano il monolite della famiglia tradizionale che Orbán vende al proprio elettorato. Una famiglia che non ha nulla di reale, ma funziona come simbolo, come vessillo da sventolare mentre si smantellano pezzo dopo pezzo le garanzie costituzionali. L’emendamento, che sarà il quindicesimo da quando Orbán ha riscritto la Costituzione nel 2011, serve proprio a questo: rendere intoccabile l’intolleranza, trasformarla in legge madre, blindarla nel testo fondamentale dello Stato.
L’opposizione, sempre più fiaccata e marginale, ha denunciato l’emendamento come un passo verso la “Putinizzazione” del Paese. E non a torto:
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