La Casa Bianca contro Pretoria: quando il complotto diventa politica estera

Trump riscrive la politica estera con una teoria complottista: gli afrikaner bianchi trattati da rifugiati, il resto ignorato. E poi la consueta rassegna stampa.

C’è un filo che unisce la bolla suprematista americana e le praterie aride del Karoo sudafricano. Un filo bianco, razziale, rivendicativo, che corre da Orania a Washington e che, sotto un’ipotetica nuova amministrazione Trump, rischia di trasformarsi in una dottrina: il primo caso documentato di politica migratoria e diplomatica costruita attorno a una teoria del complotto. La narrazione del “genocidio bianco”, nata tra i neonazisti americani, ha trovato un alleato potente alla Casa Bianca.

Rifugiati bianchi con precedenza assoluta

Il 7 febbraio, Trump firma un ordine esecutivo che denuncia il governo sudafricano per presunta “discriminazione razziale contro gli afrikaner bianchi” e offre loro lo status di rifugiati. Pochi mesi dopo, il primo gruppo arriva a Washington con un volo charter, accolto da dignitari statunitensi. Un'accoglienza senza precedenti, riservata non a persone perseguitate per motivi politici o religiosi, ma per un’appartenenza razziale che – secondo l'amministrazion…