Joakim Medin, giornalista svedese di quarant’anni, è stato arrestato a Istanbul il 27 marzo 2025. L’accusa: insulto al presidente e appartenenza a un’organizzazione terroristica. Il rischio: dodici anni di carcere. Ufficialmente, le autorità turche sostengono che il fermo sia collegato a una protesta del 2023 a Stoccolma, dove un manichino raffigurante Recep Tayyip Erdoğan venne appeso per i piedi. In realtà, Medin era atterrato in Turchia per raccontare le proteste scoppiate dopo l’arresto del sindaco di Istanbul Ekrem İmamoğlu, principale avversario politico del presidente. Una coincidenza troppo puntuale per essere credibile.
Il giornalismo come reato
Quando Medin viene fermato al controllo passaporti, il telefono gli viene sequestrato e non gli viene fornita alcuna assistenza legale o linguistica. L’interrogatorio – come riporta il suo avvocato – si svolge tramite Google Translate, senza interprete né difensore, in violazione di qualsiasi standard di giustizia.
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