Jean-Pierre Maldera: l'ultimo padrino della mala italo-francese
Dall'ascesa nel banditismo grenoblese agli errori giudiziari che lo hanno salvato: l'omicidio di Jean-Pierre Maldera segna la fine di un'epoca e l'inizio di una nuova stagione criminale in Francia.
L’omicidio di Jean-Pierre Maldera, consumato il 12 marzo 2025 in pieno giorno sull’autostrada A41 nei pressi di Grenoble, non è solo l’ennesimo episodio di una guerra che non smette di contare i suoi morti. È il segnale di una riorganizzazione interna del crimine organizzato in Francia, dove la vecchia guardia viene eliminata con una ferocia che ha il sapore di un messaggio. Una BMW bianca crivellata di colpi, una Mégane RS rubata e poi data alle fiamme, l'autostrada trasformata in una zona di guerra: la sceneggiatura è quella dei vecchi regolamenti di conti, ma gli attori sono cambiati. E dietro, una mappa criminale che si ridisegna.
L'epilogo di una storia violenta
Settantuno anni, un curriculum criminale da manuale, otto condanne tra il 1978 e il 1999 per reati che vanno dal racket allo sfruttamento della prostituzione, passando per rapine a mano armata e traffici illeciti. Jean-Pierre Maldera era un sopravvissuto. Insieme al fratello Robert, scomparso nel nulla nel 2015, aveva governato la mala italo-grenoblese negli anni '80 e '90. "Gli italo-grenoblesi facevano più paura delle bande delle banlieue", raccontano gli investigatori di allora. Un clan di origine italiana che aveva scalzato i corsi, dominando il territorio con metodi brutali:
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