Il tempo della giustizia
Fausto e Iaio, quarantasette anni dopo. E poi la consueta rassegna stampa.
Milano, 18 marzo 1978. Fausto Tinelli e Lorenzo “Iaio” Iannucci hanno diciott’anni e camminano verso casa. È una sera di piombo, due giorni dopo il sequestro di Aldo Moro, e via Mancinelli è una traversa ordinaria in un quartiere operaio. Tre uomini li aspettano. Otto colpi, una Beretta 34 avvolta in plastica, bossoli raccolti. Uno muore sul colpo. L’altro poco dopo. L’arma cade nella fuga. È l’unico errore. Il resto è esecuzione. E strategia.
Nel maggio 2025, a quarantasette anni dall’agguato, la Giudice per le Indagini Preliminari Maria Idria Gurgo di Castelmenaedo riapre l’inchiesta. Lo fa su richiesta dei PM Leonardo Lesti e Francesca Crupi. Lo fa perché qualcosa, in quel dossier mai chiuso nella coscienza collettiva, continua a gridare. Lo fa con gli stessi nomi di allora: Massimo Carminati, Claudio Bracci, Mario Corsi. Lo fa con una nuova perizia dattilografica, testimonianze riesaminate, elementi che tornano a bussare. Lo fa mentre tutto sembra ormai lontano, e invece non lo è a…
Continua a leggere con una prova gratuita di 7 giorni
Iscriviti a Diario di bordo - di Giulio Cavalli per continuare a leggere questo post e ottenere 7 giorni di accesso gratuito agli archivi completi dei post.