Il garantismo selettivo dell'internazionale reazionaria
Dal caso Le Pen emerge una rete globale di leader che invocano la legge solo quando serve a proteggere i propri privilegi, trasformando la giustizia in un bersaglio e l’impunità in programma politico
Non è una sorpresa. È una condanna. Quattro anni di carcere, due sospesi. Cinque anni di ineleggibilità immediata. Marine Le Pen fuori dai giochi, con una sentenza che smonta pezzo dopo pezzo la narrazione della patriota perseguitata. Altro che complotto giudiziario: il tribunale ha accertato appropriazione indebita sistematica di fondi pubblici europei per finanziare il partito. Un classico della destra sovranista: mani sull’Europa, tasche nel portafoglio comunitario.
Eppure, la reazione è stata automatica, isterica, transnazionale. Elon Musk twitta “Je suis Marine”. Viktor Orbán invoca lo Stato di diritto. Il Cremlino parla di “giustizia politicizzata”. Matteo Salvini attacca Bruxelles, Giorgia Meloni preferisce aggredire i giudici, Antonio Tajani si scopre improvvisamente cauto. Dalla Francia all’Ungheria, dagli Usa alla Russia, è andata in scena una vera e propria internazionale del garantismo peloso. Una catena di solidarietà tra leader e aspiranti leader uniti da un riflesso pavloviano: quando la giustizia si avvicina, la democrazia diventa improvvisamente un problema.
I fatti, non le narrazioni
Marine Le Pen non ha perso tempo. Ha gridato alla persecuzione politica, parlando di una sentenza “fatta per impedirmi di candidarmi alle presidenziali del 2027”, evocando una “violazione dello Stato di diritto” e accusando i giudici di averle impedito “un ricorso effettivo”, diritto garantito dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Una linea difensiva già vista mille volte, che trasforma il tribunale in un’arena politica e l’imputata in martire.
Ma i fatti sono testardi. L’inchiesta ha dimostrato che per anni, tra il 2004 e il 2016, decine di assistenti parlamentari europei sono stati assunti non per lavorare a Bruxelles o Strasburgo, ma per svolgere funzioni interne al partito in Francia. Un sistema opaco, costruito con metodo, per raggirare i controlli e finanziare la macchina del Rassemblement National. Le Pen non era un’ingenua: era il fulcro del meccanismo.
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