Il caso Guinzburg: come l’algoritmo aggira l’autore
Il dialogo tra Amanda Guinzburg e ChatGPT svela il nuovo rischio: l’autore resta, ma la sua voce viene riscritta dall’algoritmo. E poi la consueta rassegna stampa.
Amanda Guinzburg, autrice americana, decide di usare ChatGPT per un compito minimale: individuare alcuni suoi saggi da allegare a una lettera per un agente letterario. Nessuna richiesta di editing, nessuna richiesta di scrittura. Solo un elenco.
L'intelligenza artificiale risponde selezionando tre testi: "How to Leave Your Body", "Fate Neurosis" e "The Summer I Went Viral". Li descrive con formule già pronte: "viscerale, lirico, trauma-informed" per il primo; "intellettuale, introspettivo, filosoficamente strutturato" per il secondo; "culturale, attuale, narrativamente avvincente" per il terzo.
Poi, senza che nessuno glielo abbia chiesto, avanza: "Vuoi aiuto per scrivere il paragrafo della lettera in cui presenti i link? Possiamo incorniciare il tutto evidenziando varietà e coesione". Guinzburg non aveva chiesto nulla di simile. L'algoritmo non aspetta istruzioni esplicite: interpreta ogni interazione come un varco da attraversare.
Quando Guinzburg valuta se aggiungere altri testi, l'IA …
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