Il capitalismo della sorveglianza ha trovato la sua Casa Bianca

Dati fiscali, clinici e social: Trump consegna milioni di informazioni dei cittadini a Palantir per un controllo senza precedenti. E poi la consueta rassegna stampa.

A marzo 2025, mentre cercava di limitare i danni dell’ennesimo scontro con Elon Musk, Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo passato sotto silenzio nella maggior parte dei media: tutte le amministrazioni federali sono state obbligate a trasferire i dati in loro possesso in un unico gigantesco archivio informatico, affidato alle analisi di Palantir Technologies, l’impresa fondata da Peter Thiel, uno degli alleati storici della destra trumpiana.

Dati fiscali, previdenziali, sanitari, scolastici, creditizi: ogni aspetto della vita privata di centinaia di milioni di americani ora confluisce in un unico centro di raccolta, pronto per essere elaborato dagli algoritmi di Palantir. In parallelo, continua la raccolta massiccia e non autorizzata di informazioni provenienti dai social media, dalle comunicazioni telefoniche, dai dispositivi mobili, dai sistemi di riconoscimento delle targhe e dalla geolocalizzazione dei veicoli.

L’infrastruttura dello Stato di sorveglianza

La Casa Bianca ha liquidato la decisione parlando di un miglioramento delle procedure amministrative. Ma la comunità degli esperti di privacy e diritti civili ha immediatamente denunciato il rischio sistemico: la creazione di un’architettura per la sorveglianza di massa, simile a quella cinese, capace di schedare, tracciare e potenzialmente colpire chiunque. A rendere il meccanismo ancora più pericoloso, come riportato dal Corriere della Sera e da El País, è la totale assenza di controlli effettivi sui dati elaborati da Palantir per conto del Pentagono e dei servizi di intelligence.

Una dozzina di ex dipendenti della stessa Palantir ha rivelato pubblicamente che