Un uomo senza nome per la cronaca, un numero nelle statistiche del lavoro sfruttato, un’altra storia che si aggiunge al lungo elenco delle vittime del caporalato in Italia. Questa volta è un bracciante di 46 anni, indiano, a pagare il prezzo della produzione agricola dell’Agro Pontino con le sue gambe. Una vasculite autoimmune, provocata probabilmente dall’esposizione prolungata a pesticidi senza protezione, gli ha devastato il corpo. Ospedale Santa Maria Goretti, Latina: i medici hanno dovuto amputare entrambi gli arti inferiori. La sua vita, già ai margini, è ora appesa a un letto d’ospedale. Senza gambe.
Lavorare per morire
Nessuno conosce il suo nome, perché nessuno si è mai preoccupato di registrarlo. L’uomo è arrivato in ospedale per una grave cardiopatia, ma durante gli accertamenti è emersa la realtà: la necrosi avanzata agli arti, il naso e la milza compromessi. Il corpo lo ha tradito dopo giorni di esposizione a sostanze chimiche senza alcuna protezione. Tre giorni, dicono le…
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