Di mangiafemmine nei libri e fuori
Discutevamo della legalizzazione del femminicidio del mio romanzo e intanto fuori la "distopia" accadeva. Perché non è una distopia.
Ieri nel camerino prima di iniziare la presentazione del mio romanzo appena uscito - I mangiafemmine - il critico letterario Filippo La Porta mi avvisava di avere scritto un libro rischioso. La Porta calibra le parole per mestiere e per passione e su quel rischioso abbiamo discusso prima e durante l’evento perché è un nodo letterario, giornalistico ma soprattutto reale.
Ne I mangiafemmine racconto di uno Stato che non esiste (DF) in cui la coalizione dei conservatori si prepara a vincere le prossime elezioni. La faccio breve: il candidato presidente deve ritirarsi a pochi giorni dalla consultazione elettorale per avere sminuito la gravità dei femminicidi che si susseguono nel Paese scatenando i benpensanti. Lui si fa da parte, la coalizione politica decide di candidare una donna per mettere a tacere le polemiche e il nuovo governo come primo atto emana un decreto in cui il femminicidio viene legalizzato e parificato all’attività venatoria. Come avviene per la caccia il governo parla …
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