Lo sconcerto. Sconcerto è una parola che meriterebbe di essere il titolo di un libro perché lascia la sensazione di un’orchestrina durante un concerto in cui va tutto a ramengo con i piatti che si svitano, il contrabbasso che inciampa e il pianista che rimane con le dita schiacciate nel pianoforte. Lo sconcerto, dicevo, quando stamattina presto mi sono accorto che l’ultima mia newsletter è dell’inizio dell’anno, primo gennaio, quattro mesi fa.
Mi capita, eccome. Mi dico che forse varrebbe la pena scrivere la newsletter anche breve, anche perfettibile, anche solo per raccontare ciò che accade e i prossimi appuntamenti ma poi mi assale la voglia di farla meglio. Quindi rimando. Quindi passano quattro mesi. Ho scoperto - a proposito di incagliarsi a profondità innaturali - che la si definisce atelofobia, ovvero paura dell’imperfezione. Quindi dovrei partire dall’accettazione della imperfezione perché essere imperfetto, incompleto, è…
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